Condividi
Quando l’applauso dei presenti in sala è finito, abbiamo visto in video il volto della vicesindaca di Kobleve rigarsi di lacrime.
Era felice di vedere che un piccolo comune italiano, Torrecuso, fosse così empaticamente vicino all’Ucraina.
Kobleve e Torrecuso hanno una identità comune legata al vino, sono due aree rurali che da secoli hanno improntato una economia basata sulla qualità delle vigne, sulla cura della produzioni vitivinicole, sulla perizia degli agricoltori.
Ma oggi i destini sono ben diversi, a Kobleve i contadini curano i loro vigneti nonostante le bombe e gli allarmi aerei. Nella regione di Mykolaiv ci sono stati oltre duecento attacchi, ma i contadini ucraini non hanno mai smesso di curare i filari.
La resistenza si fa anche così e la nostra solidarietà non può fermarsi nella cessione delle armi, deve andare oltre.
Oggi le cantine sono piene di vino che dovrebbe essere interessato dai mercati esteri, ma non sarà così quest’anno.
Il vino è prigioniero nei silos come il popolo ucraino lo è nella sua stessa terra aggredita. A quelle lacrime, il sindaco Iannella ha reagito immediatamente impegnandosi in un gemellaggio, la comunità di Torrecuso aiuterà la comunità di Kobleve a dare un futuro ed una destinazione a quel vino.
Ed è così che anche senza riuscire a fermare la guerra il MEAN ha fatto fare passi in avanti alla pace. Ed è così che possiamo fare tutte e tutti, senza attendere ancora che qualcuno o qualcosa venga a portare la pace in Europa.
Leggi il report dell’evento qui (clicca