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Da oggi entra nel vivo la missione del movimento europeo Mean per una marcia dei non violenti in zone di guerra. La delegazione italiana sarà guidata da Angelo Moretti: «Andiamo a Leopoli per organizzare le fasi logistiche della grande manifestazione, che potrebbe svolgersi a giugno, ma anche per aiutare l’evacuazione dei soggetti più fragili».

Daniela Fassini per Avvenire.

«Parte oggi per l’Ucraina la delegazione del Movimento europeo di azione nonviolenta. Lo scopo: organizzare logisticamente la grande manifestazione di pace che, nel progetto degli ideatori, chiamerà a raccolta oltre 35 associazioni italiane ed europee. «Andiamo a Leopoli – dicono gli organizzatori – per conoscere fisicamente i nostri interlocutori ucraini e organizzare con loro le fasi logistiche della grande marcia per la pace ma anche per l’evacuazione dei più fragili». Due dunque gli obiettivi dei pacifisti raccolti attorno all’iniziativa, coordinata da Angelo Moretti: la manifestazione di pace e l’aiuto umanitario per le persone più fragili. «A Leopoli incontreremo alcuni operatori di Act for Ucraine (un collettivo di associazioni che si occupa di evacuazione e sostegno alle persone in difficoltà) del movimento dei Focolari ucraino, esponenti del ‘Don Orione’ e del seminario greco-cattolico – sottolinea Moretti -. Vogliamo portare la società civile occidentale insieme a quella ucraina lungo un unico percorso di pace, un cammino simbolico di non violenza». La delegazione italiana sarà composta da quattro persone; fra loro il pediatra e docente di counseling, Raffaele Arigliani, e l’etnografa, accademica e autrice di numerosi saggi, Marianella Sclavi. Il primo nodo da sciogliere resta il luogo (oltre alla data): dove organizzare la grande marcia. «L’idea è di farla a Kiev ma c’è un problema di rifornimento di carburante perché molti benzinai sono chiusi – spiega Moretti -. Quindi dobbiamo capire se magari rifarci su Leopoli, in questo caso potremmo avere il carburante garantito dalla Polonia». Nell’intento dei pacifisti c’è la chiamata a raccolta di decine di autobus in arrivo dall’Italia per partecipare al grande dispiegamento di «azione non violenta». Intanto prosegue anche la raccolta fondi e adesioni alla grande manifestazione. «Più che una raccolta fondi è una raccolta di persone e di disponibilità – evidenzia l’attivista beneventano -, fino ad ora abbiamo alcune centinaia di persone che si sono dette disponibili, altre ne stanno arrivando alla spicciolata. È importante capire anche qual è il periodo, dobbiamo concentrarci su una data, presumibilmente a giugno, e capire i livelli di sicurezza organizzativa per l’ingresso di auto e pullman». Il dialogo è avviato. «Secondo noi – dice Moretti – la vittoria è far cessare quanto prima la guerra. Per loro, l’unica vittoria è la vittoria militare. Hanno un grande desiderio di vincere sul campo, lo spirito nazionalista è forte, tendono ad esaltare la propria nazione, si salutano con ‘viva l’Ucraina’, ‘gloria all’Ucraina’ ». Di fronte a tutto questo, sottolinea l’attivista, «il nostro aiuto e l’evacuazione dei più fragili non devono essere vissuti come un supporto alla vittoria militare». L’evacuazione «è una prassi di non violenza dentro a un dialogo comune in cui insieme chiediamo la pace e quindi l’apertura dei negoziati. Noi ci mettiamo il corpo e andiamo a costruire con loro la richiesta di pace», informa. In Ucraina però c’è tanta paura per il 9 maggio, la data dell’anniversario russo della vittoria sul nazismo, ma anche il giorno indicato da Putin per l’eventuale dichiarazione di guerra totale. «Vivono quella data con grande incognita – conclude Moretti – e non pianificano nulla, non vogliono muoversi perché non sanno cosa succederà».