La discussione che sta avvenendo in questi giorni sul futuro del servizio idrico integrato della provincia di Benevento e sull’invaso di Campolattaro dovrebbe costituire un momento topico della nostra comunità territoriale, come se ne avessimo la possibilità e stessimo decidendo insieme a quale categoria di campionato iscriverci, se in serie A o in Eccellenza, ma ahimè non si vede ancora un vero dibattitto, tutto avviene come se i cittadini non dovessero essere coinvolti. Eppure la partecipazione al dibattitto non è un vezzo di qualcuno che lo chiede insistentemente, come noi e tanti altri, seppure troppo pochi rispetto all’importanza del tema, ma una previsione di legge in materia di VAS, valutazione ambientale strategica. In ottemperanza alla stessa il Piano Industriale dell’EIC per il distretto sannita prevede letteralmente, a pagina 43:
La proposta di piano o programma, con il rapporto ambientale ed una sintesi non tecnica dello stesso, sono
quindi trasmessi all’autorità competente e messi a disposizione dei soggetti competenti in materia
ambientale e del pubblico interessato, mediante apposito avviso pubblico, affinché questi abbiano
l’opportunità di presentare le proprie osservazioni, anche fornendo nuovi o ulteriori elementi conoscitivi e
valutativi, entro il termine di quarantacinque giorni dalla pubblicazione dell’avviso. La documentazione è
pubblicata e resa accessibile nel sito web dell’autorità competente e dell’autorità procedente.
Testo interamente disatteso nella procedura di adozione del Piano Industriale dell’EIC, a cui Civico22 si è opposta, grazie alla delega del sindaco di Foiano Valfortore. Da ottobre ad oggi c’è stato solo un rimpallo di diktat ed ultimatum tra Regione ed Enti Locali, una eccessiva sicumera di coloro che, disponendo di maggioranze consiliari solide, intendono procedere come elefanti in cristallerie, su decisioni che parlano del nostro ecosistema e della nostra democrazia dei prossimi trent’anni, come se fossero dei “piccoli e banali” debiti fuori bilancio. Nel comune di Benevento dobbiamo addirittura registrare la candida affermazione del collegio dei revisori che, pur evidenziando la mancanza di discussione partecipata prevista dalla legge, rinvia la gravità e le conseguenze di questa assenza alla Corte dei conti, che sarà chiamata comunque ad esprimersi. Sul fronte opposto ci sono i sindaci che vorrebbero esercitare la propria massima indipendenza sul piano di ambito mai discusso ed altri che intendono difendere la pubblicità del servizio idrico, contro la tendenza maggioritaria di affidare tutto alle multinazionali dell’acqua, interessate ad accaparrarsi il mercato del bacino beneventano.
A parte l’unico incontro avvenuto alla Provincia di Benevento, in cui sono stati convocati solo i sindaci, ed alla compattezza mastellata di 25 delegati dell’EIC, che detengono la maggioranza nel consiglio di distretto dell’Ente Idrico Campano, non c’è nulla.
Sul fronte della valorizzazione della diga di Campolattaro, a più di quaranta anni dalla sua realizzazione le cose non sembrano andare meglio, con pesanti strafalcioni presenti nel Piano Industriale, che arriva ad accusare impunemente la gestione della Diga per l’alluvione del 2015, prontamente smentito, e sindaci dello stesso distretto Tammaro che lamentano, a ragione, di non essere stati coinvolti nel piano di utilizzo delle acque per scopi irrigui. La valorizzazione dell’invaso di Campolattaro oltre ad essere un processo di importanza storica è anche e soprattutto uno dei più grandi investimenti del Sannio, più di 478 milioni di euro, di cui 205 milioni presi dal PNRR, che per il 70% è un prestito UE, ed il fatto che questa imponente macchina muova i suoi primi passi escludendo pezzi interi della provincia, la dice lunga sullo stato dell’arte della nostra unità territoriale e su nostro essere, o meno, una comunità di destino.
L’onorevole Roberto Costanzo ha giustamente definito in un suo recente articolo questo atteggiamento come “idropolemico”, un atteggiamento che mortifica la grande possibilità della nostra provincia di riconoscersi “idroproduttiva” e baciata dalla fortuna per la sua importante disponibilità di acqua.
Civico22 dopo l’incontro produttivo del 17 dicembre e la nota inviata alla Regione Campania condivisa da tutte le forze di centrosinistra, conferma la sua volontà di richiesta alle istituzioni, regionali e comunali, di voler concedere alla cittadinanza il dibattitto che merita questo tema così importante, proprio come la legge prevede. Se mai dovesse avvenire il subentro da parte di un ente governativo, per non aver rispettato i tempi di affidamento ad un soggetto gestore unico, si tratterebbe di un subentro che durerà solo quattro anni, ma se sbagliamo sia il piano adottato che il conseguente affidamento dell’ente gestore avremo commesso un errore con ripercussioni di trent’anni. A chi giova questa accelerazione?
Tanto più che il Piano non consente di prevedere alcuna armonizzazione immediata tra comuni che hanno forme di gestione diverse, essendo ancora ampiamente lacunosa la ricognizione in materia di acquedotti, fognature e depurazioni.
Gli sconvolgimenti climatici ci dovrebbero insegnare che per costruire una casa che abbia vita durevole ci vogliono le fondamenta salde, ed è evidente che ad oggi non ci sono né fondamenta né mattoni, solo una selva di divisioni e discussioni senza alcuna visione. Fermiamoci, ogni comune apra un serio dibattito e renda consapevoli i cittadini circa le decisioni che si stanno prendendo in queste ore.
Facciamo funzionare almeno una diga, quella che ferma l’impolitica, ed apriamo i rubinetti alla partecipazione. Il territorio sannita, con il suo ecosistema fluviale e collinare, potrebbe giocarsi la serie A all’interno del percorso prossimo futuro del Green New Deal europeo, ma dipenderà molto da come usciremo da questi primi allenamenti in eccellenza.