A fine agosto abbiamo lanciato l’appello al voto maleducato perché, nella composizione delle liste elettorali, i “signori delle tattiche” ripetevano il logoro gioco di scorrere l’elenco di tutti i cittadini che votano ed inserire nelle proprie liste un nome per ciascuna famiglia, con una mappatura precisa del controllo del voto.
Il momento più alto dell’esercizio della democrazia di una città, le elezioni comunali, è stato trasformato in un minuetto, “educato” e lezioso, di pre-determinazione delle preferenze senza sbavatura di dissenso possibile.
E così, educatamente, ma senza alcun mandato politico o consenso ad una visione sul futuro della città, tanti cittadini sono costretti a votare un parente per non offenderlo e per evitare fratture familiari. Per “buona creanza”, insomma.
Ogni cinque anni, dunque, l’appuntamento delle elezioni comunali diventa un momento per testare l’indice di una “coesione familistica” dentro gruppi di appartenenza ristretti e “chi se ne frega” se la città intera va a farsi benedire.
Il Sindaco uscente, Clemente Mastella, ha raggiunto il punto più alto del minuetto del controllo e della polverizzazione del voto quando ha farcito dieci liste da trentadue candidati per blindare le urne del 3 e 4 ottobre, nel tentativo di assicurarsi la rielezione dopo cinque anni di non-governo di Benevento.
Anche se la sua carriera è al tramonto, a settantacinque anni il Sindaco uscente Mastella apre la campagna elettorale diffidando, dal palco del comizio in piazza, candidati e familiari dal proporre o accettare il voto disgiunto.
Grazie a lui, Benevento assurge nuovamente agli onori negativi della cronaca politica nazionale: siamo infatti tristemente famosi non per i programmi strategici sulla città, ma perché siamo la città con il più alto rapporto tra numero di candidati e numero di abitanti.
Se vogliamo assicurare democrazia e libertà a questa tornata elettorale, l’unica scelta “educata” che a questo punto dobbiamo fare, è quella di essere maleducati e dire “no” al voto “di sangue”, “di vicinato”, “di appartenenza” o “di amicizia”.
Dobbiamo essere maleducati e dire “no” se la persona da votare non è competente, affidabile, se non ha dimostrato concretamente, nelle azioni della sua vita, di “avere fatto la politica” quotidianamente perché il sistema dei “politici” non basta davvero più, è un sistema che non ha dato alcun risultato a questa città.,
L’amicizia e la famiglia sono due legami fondamentali per la vita, ma non c’entrano nulla con la responsabilità amministrativa e con la competenza gestionale di un Ente come il Comune di Benevento che ha bisogno urgente di progettare sviluppo per le contrade, di riqualificare i quartieri del centro, di governare la transizione ecologica della città capoluogo, di connettere Benevento al flusso del traffico commerciale, di portare il nome e le potenzialità di Benevento sui tavoli nazionali, di renderla una città a misura di bambini ed una città accogliente con un welfare della persona e di comunità.
Benevento deve rispondere con una scelta politica e di responsabilità sociale a tutto questo e scegliere la politica “del fare” e non “dell’affare”, la politica della “competenza” e non la politica della “appartenenza”.
Il voto educato e compiacente non emancipa, non libera, non serve a nulla.
Disimpegniamoci e facciamo una scelta di responsabilità politica e sociale: la rivoluzione del voto maleducato dato a persone e programmi che convincono per la visione e la competenza che hanno.