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La città è abitata da tante energie nascoste che chiedono solo di essere unite e riscoperte.
In una contrada del nord est della città incontro Patrizia Carapella e scopro la sua grande lotta, che è da sempre anche la mia, per l’emancipazione vera delle persone con disabilità, scopriamo di aver avuto un amico in comune straordinaria, Vincenzo Panella, e che Patrizia persegue il sogno di una cittadella solidale ed accogliente per l’autonomia delle persone in condizioni di fragilità. Patrizia ha anche dovuto affrontare il pregiudizio di chi non la voleva in fabbrica perché “disabile”, nonostante la legge imponga l’obbligo di assumere una persona con disabilità ogni 15 dipendenti. In un quartiere naturalistico della città, Santa Clementina, conosco Claudio, mi parla delle lotte del comitato per la qualità di vita di quella che un tempo veniva chiamata contrada, ma che oggi è a tutti gli effetti parte urbana della città. Dopo aver parlato a lungo, Claudio mi mostra una terrazzina apparentemente informe poco sotto il ponte Leproso e mi dice “ma sai che bello se questo posto abbandonato divenisse un piccolo giardino frequentato dai bimbi del quartiere? Sul fiume! Potrebbe essere un posto dove leggere, mettere una panchina, passare un po’ di pomeriggi!”.
Guardo la poesia della nostra città attraverso i suo occhi e capisco che Benevento è ancora tutta da scrivere e da fare, ha un brillante futuro davanti sé, avrà lo sguardo di Claudio sulla bellezza che lo circonda.
In ultimo questa domenica un mio amico mi invita, senza nessuna ragione elettorale, ad andare a visitare la sede di una nuova chiesa evangelica, la Church Benevento, in via Napoli. Entro e trovo la stessa energia spirituale e giovane che mi aveva affascinato ad Harlem, il quartiere storico di New York, quando ho assistito ad una funzione religiosa straordinariamente coinvolgente. A via Napoli ho incontrato il responsabile della Church e suo fratello ed ho ascoltato le storie di chi si è salvato la pelle dalla tossicodipendenza riscoprendo una propria fede in Gesù e condividendola con altri, come fa con ardore Daniele Attanasio.
Entrare nei 22 metri significa davvero scoprire mondi di lotte, di speranze, di fallimenti, di rinascite e vedere con nuovi orizzonti il futuro della nostra città, a partire non dalle decisioni dei potenti, ma di noi, noi cittadini ordinari di questa città magica.