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Le grandi aziende italiane ci hanno scelto qui a Benevento come luogo per farne il centro delle connessioni dei nuovi modelli economici. Ecco, Benevento può essere conosciuta in Italia anche per buone pratiche come questa di Pezzapiana, Gioosto, e non solo per le azioni clientelari del ceto politico.Gli imprenditori che ho incontrato oggi hanno capacità straordinarie e meritano di essere portati nella narrazione nazionale come “genius loci” beneventano e sannita.

Ma perché c’è questo divario tra chi siamo davvero e chi ci rappresenta? 𝐈𝐥 𝐩𝐢𝐚𝐧𝐨 𝐢𝐧𝐝𝐮𝐬𝐭𝐫𝐢𝐚𝐥𝐞 𝐀𝐒𝐈 𝐞̀ 𝐢𝐧 𝐩𝐞𝐫𝐝𝐢𝐭𝐚 𝐫𝐢𝐬𝐩𝐞𝐭𝐭𝐨 𝐚𝐥 𝐬𝐮𝐨 𝐩𝐨𝐭𝐞𝐧𝐳𝐢𝐚𝐥𝐞 𝐝𝐢 𝐞𝐜𝐨𝐧𝐨𝐦𝐢𝐚 𝐜𝐢𝐫𝐜𝐨𝐥𝐚𝐫𝐞 𝐩𝐞𝐫𝐜𝐡𝐞́ 𝐫𝐚𝐜𝐜𝐨𝐠𝐥𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐫𝐢𝐟𝐢𝐮𝐭𝐢 𝐦𝐚 𝐧𝐨𝐧 𝐥𝐢 𝐯𝐚𝐥𝐨𝐫𝐢𝐳𝐳𝐢𝐚𝐦𝐨, non abbiamo costruito le filiere di mercato interessate ad acquistare i nostri rifiuti: 𝐢 𝐝𝐚𝐭𝐢 𝐩𝐚𝐫𝐥𝐚𝐧𝐨 𝐝𝐢 𝐮𝐧 𝐛𝐢𝐥𝐚𝐧𝐜𝐢𝐨 𝐝𝐢 𝟏𝟑 𝐦𝐢𝐥𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐝𝐢 𝐞𝐮𝐫𝐨 𝐚 𝐟𝐫𝐨𝐧𝐭𝐞 𝐝𝐢 𝟏𝟖 𝐦𝐢𝐥𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐝𝐢 𝐞𝐮𝐫𝐨 𝐝𝐢 𝐞𝐧𝐭𝐫𝐚𝐭𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐓𝐀𝐑𝐈. E però non si capisce come mai la TARI e l’IMU aumentino mentre la città, anche questa parte che dovrebbe essere curata perché da qui passa lo sviluppo, sia “sospesa”, ostaggio di incompiute. È evidente che ci sia qualcosa che non va.

Ma è proprio il concetto di filiera che qui da noi non è stato ancora compreso. Pensiamo, solo ad esempio, al vino: 𝐬𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐥𝐚 𝐩𝐫𝐨𝐯𝐢𝐧𝐜𝐢𝐚 𝐩𝐢𝐮̀ “𝐯𝐢𝐭𝐚𝐭𝐚” 𝐝’𝐈𝐭𝐚𝐥𝐢𝐚 𝐞 𝐧𝐨𝐧 𝐚𝐛𝐛𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐟𝐚𝐛𝐛𝐫𝐢𝐜𝐡𝐞 𝐝𝐢 𝐟𝐢𝐥𝐢𝐞𝐫𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐜𝐫𝐞𝐢𝐧𝐨 𝐮𝐧 𝐩𝐢𝐚𝐧𝐨 𝐢𝐧𝐝𝐮𝐬𝐭𝐫𝐢𝐚𝐥𝐞 𝐝𝐢 𝐢𝐧𝐝𝐨𝐭𝐭𝐨.Un Comune che voglia fare economia civile e circolare sul serio dovrebbe fare un serio piano di formazione lavoro e mettere in connessione scuole, ufficio del lavoro e distretto imprenditoriale.

Pezzapiana ha aziende importanti, anche di logistica, non necessita di grandi interventi, ma di cura, come tutto il resto della 𝐧𝐨𝐬𝐭𝐫𝐚 𝐂𝐢𝐭𝐭𝐚̀ che non 𝐡𝐚 𝐛𝐢𝐬𝐨𝐠𝐧𝐨 di nuovi investimenti e nuove grandi opere, ma 𝐝𝐢 𝐫𝐢𝐠𝐞𝐧𝐞𝐫𝐚𝐫𝐞 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐨 𝐪𝐮𝐞𝐥𝐥𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐠𝐢𝐚̀ 𝐞𝐬𝐢𝐬𝐭𝐞 𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐞̀ 𝐠𝐢𝐚̀ 𝐮𝐧 𝐩𝐚𝐭𝐫𝐢𝐦𝐨𝐧𝐢𝐨.