Come delegazione del MEAN Movimento Europeo Azione Nonviolenta siamo partiti per il nostro secondo viaggio in Ucraina in preparazione della marcia dell'11 luglio.
Andiamo nella capitale ucraina per organizzare la marcia nonviolenta dell’11 luglio insieme alle organizzazioni non profit locali.
Abbiamo da sempre contestato tutte le guerre, soprattutto quelle in cui l’Italia è stata coinvolta negli ultimi venti anni, come l’Afghanistan, l’Iraq, la Libia, ma solo in pochi europei hanno potuto mettere piede nelle città colpite come Kabul, Baghdad o Tripoli.
Abbiamo da sempre rifiutato tutte le violenze perpetrate da regimi sanguinari e dittatoriali o da logiche di potere, come nelle regioni caucasiche invase da Putin, come gli eccidi in Siria, lo scempio umano che si commette in Yemen sotto gli occhi di tutti e nel silenzio globale.
Abbiamo da sempre chiesto che il terrorismo, che va perseguito in tutte le sue forme, non divenisse una nuova scusa per dividere il mondo in blocchi, tra regioni occidentali ed orientali.
Abbiamo chiesto in mille modi che le multinazionali lasciassero in pace il Sud del mondo e smettessero di sfruttarlo a proprio piacimento, lasciando spazio alla economia civile.
Abbiamo da sempre lottato perché la bilancia ambientale fosse rispettata e non depredata da consumi violenti e insostenibili delle società ricche.
Ma non abbiamo mai raggiunto le tante città violentate.
Perché questa volte sentiamo il dovere il dovere di andare a Kiev? Perché questa pace sembra pace sembra riguardarci più delle altre fino a far muovere il nostro corpo fino a dentro la nazione colpita?
Probabilmente perché la terra abitata è la stessa, si chiama Europa, e se noi comuni europei non portiamo ora la nostra solidarietà a Kiev dopo sarà troppo tardi. Tanti ucraini ci hanno ringraziato per essere stati solidali con l’invio di armi e per l’accoglienza dei profughi.
E i tanti secoli e i milioni di morti che ci abbiamo messo per costruire un continente politico orientato alla pace?
Chi deve far sentire questa voce oggi in Ucraina?
Noi pensiamo che questo sia il ruolo della società civile, che non può essere delegato a nessun altro.
Non possiamo lasciare soli né i governi né gli eserciti a gestire, fare o far cessare la guerra.
Noi dobbiamo esserci, ora. Anche se fossimo semplici portatori di parole di pace.
La società civile europea è chiamata a fare ora la sua parte nel mondo che abita, stando accanto fisicamente agli ucraini, da lontano la solidarietà non si sente, si sente solo la potenza delle armi.
Questo è ciò che ho sentito dire alle mie gambe da quando è stata avviata l’aggressione della Russia all’Ucraina, mettere piede nella stanza della mia casa in cui la guerra è tornata e portare ogni idea possibile per allontanarla.
Ed ogni volta che parlo con gli ucraini per organizzare la manifestazione dell’11 luglio mi rendo conto che le mie gambe avevano ragione, non avrei potuto fare nulla se fossi rimasto nella mia stanza.
Iscrivetevi, date retta al vostro coraggio!!
𝐅𝐢𝐫𝐦𝐚𝐭𝐞 𝐥𝐚 𝐩𝐞𝐭𝐢𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐬𝐮 𝐜𝐡𝐚𝐧𝐠𝐞.𝐨𝐫𝐠; 𝐝𝐨𝐧𝐚𝐭𝐞 𝐬𝐮 www.produzionidalbasso.it
𝐂𝐡𝐢 𝐯𝐮𝐨𝐥𝐞 𝐥𝐚 𝐩𝐚𝐜𝐞 𝐝𝐞𝐯𝐞 𝐜𝐚𝐦𝐦𝐢𝐧𝐚𝐫𝐞!