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La terza gamba è la società civile che “si fa” impresa. Il mio intervento al Convegno “Impresa sociale” Trieste, 20-21 ottobre 2022

Noi siamo quella forma di impresa che non è solo iniziativa libera privata, ma che immagina le forme di costruzione sociale attraverso una forma di intraprendenza economica.

Su questa dinamica l’Italia, a partire dall’articolo 41 della sua costituzione, vive una fase di evoluzione, perché abbiamo una riforma, quella del 2017, che apre i nostri confini all’economia tradizionale e non chiude il terzo settore dentro il recinto del “welfare separatista”, il welfare delle prestazioni suddiviso per categorie dello svantaggio.

Oggi ci sono i canoni dell’amministrazione condivisa tra Stato, Enti locali e Società civile.

Oggi ci sono i budget di salute per investire sulle determinanti sociali della salute, c’è la formula della co-progettazione di cui all’art. 55 della Riforma che finalmente, dopo la Sentenza della Corte costituzionale del 2020, è riconosciuta dallo Stato italiano come forma ordinaria della collaborazione tra pubblico e terzo settore.

Allora le famose “gambe” di cui parliamo non sono più quelle del 1978 su cui si è fondata la rivoluzione Basagliana, quando l’Italia viaggiava solo su due istituti, quello pubblico e quello privato, e la funzione sociale dell’impresa era l’unico comandamento da rispettare ai sensi della nostra Costituzione.

Di fatto, l’impresa sociale è nata come una derivazione necessaria per correggere il tiro di tutta quella economia liberista che non aveva alcun rispetto di quella funzione sociale e che era un’economia che generava processi di esclusione.

Come Sale della Terra noi riteniamo che non vada mai marchiato di “sociale” ciò che dovrebbe già avere la dimensione sociale nella sua natura, come l’impresa e l’agricoltura: andrebbe tuttalpiù marchiata come “non sociale” tutta l’economia che non rispetta il dettato costituzionale.

Oggi bisogna ripartire dal concetto che l’economia sociale e l’economia civile sono una nuova forma di cultura economica che sta avanzando e che la “terza gamba dello Stato” risiede nella società civile che si fa impresa. Non è una dinamica spirituale e non è neanche uno spazio residuale che sta tra pubblico e privato.

L’impresa sociale è un nuovo pilastro sociale dei tempi della società liquida in cui i legami sono deboli e la coesione sociale sembra essere meno importante dei sistemi della protezione individuale.

L’impresa sociale crea una forma di economia che ha la capacità di costruire legami sociali, attiva coesione intorno ad una iniziativa economica privata, basata sulla centralità delle vocazioni personali e territoriali capaci di intercettare il mercato.

Su questo tema, il terzo settore deve prendere coscienza del fatto che se non genera una economia coesiva in qualche modo si rende complice della mancata innovazione nella gestione delle politiche sulla salute mentale, sulle povertà educative, sulla pena, sulle migrazioni.

La scommessa dell’impresa sociale è duplice: ha il ruolo di essere impresa, e quindi di vivere la sostenibilità economica mentre crea coesione, ed attività politica per il cambiamento sociale. Un ruolo che oggi, con la sentenza della Corte Costituzionale 131 del 2020, possiamo dire che viene sancito anche dentro la costituzione vivente dei nostri giorni.