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Contrade Olivola e Roseto: un insieme di capitale umano e ambientale che mi conferma le straordinarie potenzialità, anche imprenditoriali, della ruralità beneventana. Quando ascolto i nostri candidati parlare con le loro competenze professionali, quando vedo i volti e gli occhi che li ascoltano, capisco che i beneventani si stanno accorgendo del bluff che fino ad ora il ceto politico ha portato avanti perché non sono i candidati a scegliersi gli elettori, è esattamente il contrario. Puntualmente, ad ogni elezione, ci sono persone chiamate all’ultimo momento per riempire le liste perché sono cugini, zii, amici e parenti dei capilista o dei referenti dei partiti. E noi imbarazzati a non poter dire di no.

Ecco, la rivoluzione gentile dell’ottobre beneventano comincia da qui. Dal rifiuto del voto “per appartenenza”, dalla scelta libera della propria preferenza, dalla scelta di creare una coalizione in cui sono tutti i cittadini che non “sono politici”, ma che “fanno” la politica ogni giorno.

Fa politica anche Gabriele, undici anni, quando alza la mano in una sala di adulti e chiede ad un Candidato sindaco di risolvere il problema dei rifiuti a terra nelle strade. Fa politica Nicola Corbo quando decide che deve impegnarsi alle elezioni in prima persona per portare sulle scrivanie del Comune tutte le lettere delle richieste che non sono mai state ricevute. Fa politica il secondo Nicola presente in sala, quando racconta le buche e gli slalom sulle strade pericolose e e senza illuminazione di Contrada Cese e quando alza un po’ la voce perché nel lockdown non avevano neanche internet e soprattutto gli studenti sono rimasti ancora più isolati: «𝑷𝒆𝒓 𝒒𝒖𝒆𝒔𝒕𝒆 𝒆𝒍𝒆𝒛𝒊𝒐𝒏𝒊 – 𝒅𝒊𝒄𝒆 – 𝒊𝒐 𝒂𝒗𝒆𝒗𝒐 𝒖𝒏 𝒊𝒎𝒑𝒆𝒈𝒏𝒐, 𝒎𝒂 𝒎𝒊 𝒑𝒊𝒂𝒄𝒆 𝒄𝒐𝒎𝒆 𝒂𝒗𝒆𝒕𝒆 𝒑𝒂𝒓𝒍𝒂𝒕𝒐, 𝒔𝒊𝒆𝒕𝒆 𝒄𝒐𝒏𝒄𝒓𝒆𝒕𝒊, 𝒗𝒆𝒅𝒊𝒂𝒎𝒐𝒄𝒊 𝒑𝒆𝒓𝒄𝒉𝒆́ 𝒏𝒆 𝒂𝒃𝒃𝒊𝒂𝒎𝒐 𝒃𝒊𝒔𝒐𝒈𝒏𝒐». Fa politica anche il terzo Nicola; lui è stato per vent’anni fuori Benevento per lavoro e racconta una città che ha ritrovato molto dimessa, in secondo piano per collegamenti ferroviari, per potenzialità industriali. Nicola trova inconcepibile, dopo vent’anni, ritrovare sempre gli stessi nomi, in politica, nonostante la città sia rimasta ferma. Ecco perché crede a questa nostra rivoluzione: non solo perché siamo “nuovi” e discontinui rispetto al passato, ma anche perché nel nostro programma trova competenza e idee chiare, realizzabili fin da subito. Per Bruno, invece, uno degli impegni presi ma disattesi dall’Amministrazione comunale uscente era di modificare il PUC per consentire l’espressione della vera vocazione della zona industriale di contrada Olivola. Ha ragione perché impresa e distretto industriale, impresa e qualità della vita sono i temi centrali. A Contrada Olivola è evidente che ci sia stato un errore progettuale perché è stata pensata su un solo cliente. Un progetto di sviluppo industriale non può basarsi solo su un cliente, con un sistema mono-stakeholder: infatti quando Ikea è sfumata, tutto il progetto è sfumato. E’ evidente che la zona migliore per l’industria a Benevento sia contrada Olivola anche per la sua posizione strategica. Va fatta, dunque, una riprogettazione di città che preveda la variante del PUC e la conseguente riduzione delle tasse. Ma questo solo nell’immediato, poi dobbiamo prevedere il futuro e ritengo che nel nostro futuro ci possa essere soltanto una progettazione multi-stakeholder.

Nel nostro futuro c’è anche la Bellezza di queste colline. Abbiamo tanta bellezza ma poca qualità della vita e siamo ultimi in troppe classifiche. Il futuro di questa città per noi non è pensare a megaparcheggi e palazzi: dobbiamo pensare a come progettare di allargare il rapporto tra città e campagna perché qui, in questo territorio che copre il novanta per cento dell’intero territorio di Benevento, vive il venticinque per cento dei beneventani ed è qui che possiamo ripartire, da welfare rurale, anzi un welfare naturale: la vita degli anziani presa in carico da una serie di sistemi di prossimità come le cooperative di contrada o gli agrinido e gli agriasilo di contrada. Occorre solo una progettazione strategica, occorre solo programmazione. Noi siamo pronti.