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Cosa possiamo fare noi per la pace? il mio discorso a Roma, durante il sit-in davanti all’Ambasciata russa
Mi rivolgo direttamente a tutti i cittadini presenti, ucraini, italiani, bielorussi, russi, a tutte le persone che sono in piazza: la nonviolenza è un fatto serissimo. Come diceva Emma Bonino, i non violenti non sono dei “pacifisti”, sono degli inquieti, siamo inquieti: abbiamo deciso di non stare sul divano!

Quando dal 24 febbraio guardavamo la guerra, vedendo scene atroci di case sventrate e famiglie in fuga su ponti che venivano abbattuti, abbiamo capito che nessuno ci aveva condannato a restare sul divano a guardare, senza poter agire.

C’è una differenza enorme tra questa e le altre guerre in corso: questa si svolge a due giorni di auto da Roma e quando si è vicini a una guerra si è in parte responsabili di essa. La prossimità diventa “responsabilità politica” di agire come cittadini!

Essendo noi vicini all’Ucraina, essendo noi europei, vicini a Kiev, non possiamo dire che questa guerra non ci riguarda; e non riguarda solo i governi, è illusorio pensare che la possano risolvere i governi dei nostri stati.

L’accordo di Minsk e di Minsk 2 c’erano, erano sottoscritti da entrambe le parti, ma gli accordi non funzionano quando la società civile non è in moto e veramente coinvolta nei processi di pacificazione.
Noi dobbiamo consapevolizzare che stasera, e nei giorni a venire, nessuno ci costringe ad essere immobili! Noi possiamo essere dei nonviolenti in marcia verso Kyev, nessuno ci dice che non possiamo essere noi il corpo civile di pace che manca all’Europa.

Sappiamo che c’è un’escalation nucleare, sappiamo che c’è il rischio delle armi atomiche, sappiamo che c’è qualcosa fuori controllo, ma non possiamo immaginare che questa storia riguardi solo gli altri. Noi dobbiamo immaginare adesso cosa può fare ognuno di noi, di concreto, per questa pace. Ci riguarda tutti.

Non c’è mai stato in Europa un momento delicato come questo in cui la storia chiede al movimento nonviolento di essere presente, non solo con le idee ma con i corpi, fisicamente, dove avviene l’escalation.

Cosa ha fatto il MEAN

Siamo andati in Ucraina 3 volte, torneremo nei prossimi giorni, e ci siamo accorti che si crea un tappeto diplomatico straordinario con gli ucraini, e anche con i russi, ma quel tessuto di relazioni si intreccia solo se mostriamo la nostra vicinanza fisica, è possibile vivere un reciproco ascolto solo se siamo presenti fisicamente accanto agli ucraini e non solo idealmente.

Troppo semplice parlare di pace qui, troppo semplice farlo dalle nostre case sicure, qui non cadono missili. Se stasera facessimo un ragionamento insieme agli ucraini su cosa fare per la pace sotto il cielo di Kiev sarebbero diversi i nostri pensieri.

Quando siamo stati una settimana nella città di Kiev a parlare con le associazioni giovanili, abbiamo organizzato insieme la resistenza nonviolenta, abbiamo organizzato i Summer Camp per i bambini in difficoltà, abbiamo visto cosa fare per le evacuazioni, cosa fare per far avanzare una resistenza che ha bisogno di spirito e più che di fucili. Quello che ci hanno insegnato gli ucraini è che senza lo spirito della resistenza non esiste alcuna resistenza.

Cosa possiamo fare noi per la pace?

Ma tutto questo riguarda tutti noi e non solo questo popolo aggredito.

Su questa guerra c’è molta ambiguità: cade un missile su un condominio e gli amici ti scrivono “si ma nel 2013 c’è stata la responsabilità della NATO…, c’è stato il Kosovo…, c’è stato l’Iraq…”: verissimo tutto, ma quella famiglia sotto quel tetto è lì oggi, ora, a Kiev, ed ha bisogno di noi!

Ma sappiamo come fare per far avanzare la pace, sappiamo che se uniamo le società civili dell’Europa, e se riusciamo in qualche modo a intercettare la società civile russa, Quella bielorussa, quella moldava, e cominciamo a essere presenti fisicamente, Forse le cose cambiano.

Noi invitiamo tutti a fare questa grande riflessione: forse è il momento di andare tutti a Kiev di esserci fisicamente in Ucraina.
Vedrete che così il nostro potere aumenta: invece di pensare cosa possono fare gli ucraini per la pace possiamo pensare a cosa possiamo fare noi per questa pace.

leggi qui (clicca il link) l’intervista che mi ha fatto Luca Liverani e pubblicata su Avvenire

Le foto sono di Gianpaolo De Siena

Guarda il video della diretta: