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𝐂𝐨𝐦𝐞 𝐬𝐢 𝐜𝐫𝐞𝐚 𝐞𝐜𝐨𝐧𝐨𝐦𝐢𝐚 𝐝𝐢 𝐜𝐨𝐦𝐮𝐧𝐢𝐭𝐚̀ 𝐚𝐭𝐭𝐫𝐚𝐯𝐞𝐫𝐬𝐨 𝐥𝐚 𝐩𝐫𝐨𝐠𝐞𝐭𝐭𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐞𝐜𝐢𝐩𝐚𝐭𝐚?
Su questo mi hanno chiamato a relazionare al Civil Hub – Festival dell’Economia civile a Napoli, organizzato da Legambiente Onlus e Libera Campania. Con me, Salvatore Rizzo, Cooperativa sociale EcoS-Med.
Una serata di lavori laboratoriali interessante che ha coinvolto tante esperienze di terzo settore in Campania.
La progettazione partecipata è la base sulla quale abbiamo costruito, in questi due anni, tutto il lavoro di Civico22 prima e il nostro programma di campagna elettorale dopo.

𝐋𝐢𝐛𝐞𝐫𝐚𝐫𝐞 𝐥𝐞 𝐩𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧𝐞 𝐚𝐝 𝐮𝐧𝐚 𝐚𝐝 𝐮𝐧𝐚.
L’economia di comunità è esattamente questo. Parte dalla persona e da una fragilità e costruisce intorno ad essa una progettazione partecipata tra ente pubblico e terzo settore – in un sistema di co-progettazione – che non è una “assistenza”, un “intervento” sul singolo per alleviargli una sofferenza mantenendolo però separato dal luogo in cui vive, ma una presa in carico della persona e del suo ambiente familiare, sociale, lavorativo.
È questo il “metodo Sale della Terra”, che poi è il “metodo” dei Budegt di Salute ed oggi anche dei Budget educativi che oggi sta facendo esempio in tutta Italia.
Abbiamo lavorato in questi anni concentrando attenzione e obiettivi su un investimento di comunità.
Oggi nella Rete dei Piccoli Comuni Welcome della quale sono referente nazionale, nascono cooperative di comunità in cui lavorano giovani italiani e giovani migranti, lavoratori e lavoratrici disabili, detenuti in misura alternativa.

𝐈 𝐥𝐚𝐯𝐨𝐫𝐢 – 𝐃𝐨𝐜𝐮𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐟𝐢𝐧𝐚𝐥𝐞
Dal tavolo di lavoro univoca la voce: non partiamo da zero, abbiamo dalla nostra la concretezza, il coraggio, dei tanti percorsi di partecipazione di condivisione di corresponsabilità avviati in questi anni nei quartieri e nelle città; abbiamo dalla nostra la rivoluzione dei tanti beni confiscati alla camorra restituiti alla collettività attraverso percorsi di utilizzo sociale capace di generare ricchezza lavoro e dignità.
Dobbiamo chiedere alle istituzioni di impegnarsi a costruire il distretto dell’economia civile che può rappresentare un modello di condivisione e sviluppo di esperienze in grado di favorire un’economia di comunità sostenibili rendere il modello della co-programmazione e della co-progettazione una consuetudine nella definizione delle politiche pubbliche, coinvolgendo in essa cittadini esperienze di comunità.
Dobbiamo uscire dal welfare delle prestazioni sperimentando nuovi modelli di prossimità fuori dalla logica del welfare separatista e dentro un processo di inclusione vera in cui vengono valorizzati talenti e le capacità di tutto e tutti e considerando tutti italiani e stranieri cittadini del mondo avviare percorsi di formazione e informazione sui temi dell’economia sociale dell’economia di comunità coinvolgendo anche le scuole per contribuire a rafforzare una nuova cultura del consumo dell’impresa e della del lavoro.
Dobbiamo favorire il ripopolamento delle aree interne dei piccoli comuni incoraggiando il rientro dei giovani e stimolando la sperimentazione di forme innovative di economia.
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