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Oggi si fa una grande confusione e sovrapposizione tra comprensione del mondo e comprensione occidentale del mondo ed in questa confusione il Sud del mondo continua ad essere indagato con i sistemi cognitivi del nord, come un’entità che, per dirla con Franco Cassano, è analizzata in quanto “non-nord” e valutata positivamente o negativamente in base al grado di avvicinamento ed approssimazione ai sistemi culturali, economici e sociali del Nord. A partire da Sud dobbiamo preservare la diversità dei sistemi sociali, culturali ed economici ma cambiare la narrazione di noi stessi rispetto al mondo

 

In uno degli ultimi incontri tenuto a Napoli, presso la cooperativa sociale Dedalus, da quella community di operatori sociali e giornalisti chiamta “Vita a Sud”, sostenuta nella sua partenza dalla Fondazione con il Sud, don Giacomo Panizza, fondatore della Comunità Progetto Sud, – bresciano trapiantato in Calabria da oltre trent’anni, i cui ragionamenti sono un capolavoro di mixité irrimediabilmente impastati di orgoglio calabro e pronunciati con accento lombardo – ci ha capovolto lo sguardo.

Discutevamo della vocazione e dei compiti di quella community, e questo sacerdote pacato, con un sorriso angelico e sornione sempre accennato sul volto, ci ha detto che dovevamo guardare la mappa all’incontrario: non è il nostro magazine, Vita, che attraverso di noi racconta il Sud, ma è Vita, con tutto il suo straordinario bagaglio di competenze e di valori, che attraverso la community viene vissuta da Sud. Più che Vita a Sud, dunque, siamo chiamati ad essere per il futuro “Vita da Sud”. In quel da c’è tutto il portato di una possibile rivoluzione ed evoluzione del pensiero sociale, non solo la definizione del nostro gruppo di lavoro.

Bonaventura De Sousa Santos, uno dei fondatori del Forum Sociale Mondiale, in uno dei suoi ultimi lavori, ha raggiunto questa convinzione: non può esserci giustizia sociale globale senza una “giustizia cognitiva globale”.

Oggi si fa una grande confusione e sovrapposizione tra comprensione del mondo e comprensione occidentale del mondo ed in questa confusione il Sud del mondo continua ad essere indagato con i sistemi cognitivi del nord, come un’entità che, per dirla con Franco Cassano, è analizzata in quanto “non-nord” e valutata positivamente o negativamente in base al grado di avvicinamento ed approssimazione ai sistemi culturali, economici e sociali del Nord.

Nel concetto di “giustizia cognitiva globale”, sembra di riascoltare gli interventi di Angelo Righetti, animatore della Rete “Per un Nuovo Welfare”, che ha spesso sorpreso i suoi uditori con la domanda “come si fa a misurare la sostenibilità di un sorriso?”. Come si misura la coesione sociale di un territorio, il suo legame con gli anziani, la sua cura diffusa dell’infanzia, il legame di amore e di odio con la terra e la sua biodiversità?

 

Come si misura ciò che dice il Siracide sulla qualità del sonno: “Dolce è il sonno del lavoratore, poco o molto che mangi; ma la sazietà del ricco non lascia dormire” in un mondo in cui gli psicofarmaci delle società ricche diventano i farmaci più venduti al banco e le tante forme di “valeriana” sono pubblicizzate sulle prime pagine di tutti i giornali per le “ansie leggere” delle società ricche e dove gli integratori di ogni tipo vengono sponsorizzati a pie’ sospinto con la stessa enfasi con cui Vasco cantava la sua “Coca-Cola”?

I tanti Sud possono essere raccontati con “tragico ottimismo”, come declinato da De Sousa Santos, con una lettura autentica dei loro problemi e delle ingiustizie di cui a volte sono carnefici e molto spesso sono vittime; oppure il Sud può essere attraversato e compreso come pensiero divergente e nuova diramazione del pensiero femminile, come amava ripetere il filosofo Franco Cassano.

Da quella frase di don Giacomo non torneremo indietro: ciò che una community meridionale di attivisti della società civile, operatori ed operatrici di strada, sacerdoti, giornalisti, professionisti dei diversi settori, intellettuali di diverso genere, non può non fare e ricominciare a lavorare guardando il posto in cui piantiamo i piedi e capovolgere lo sguardo. A partire da Sud, preservare la diversità dei sistemi sociali, culturali ed economici ma cambiare la narrazione di se stessi rispetto al mondo.

Il Sud che denuncia le sue storture e brutture, ma anche il Sud che annuncia, non se stesso, ma la direzione capovolta che potrebbe avere il mondo se venissero ascoltati i pensatori e gli intellettuali delle persone fragili, che pensano con i loro comportamenti ed agiscono con pensieri semplici, come Rosa Parks che non cede il posto in autobus, come Desmond Tutu che in Sudafrica evita le vendette tra perseguitati e persecutori, come i nativi americani che hanno fermato le trivelle nella loro Arcadia in Canada, come i Sem Terra brasiliani che restituiscono terre incolte e accaparrate con violenza dai latifondisti alle famiglie prive di terra, come chi contrasta la criminalità organizzata con i Budget di Salute per i pazienti psichiatrici dell’agro aversano, come i piccoli comuni che diventano accoglienti e si rigenerano, come chi si prende cura degli alunni dispersi andandoli a cercare per le strade.

Un Sud che non rinuncia a fare la sua parte nella narrazione e comprensione del mondo, senza dover giustificare il fatto di non essere come il nord, che intende offrire nuova prospettiva di senso.

Un Sud che è consapevole della inconsistenza economica e nel valore di un sorriso gratuito, quando tutto attorno è crollato o rischia di crollare, eppure torna a ripeterlo come una religione. Di questa nuova narrazione da Sud c’è tanto bisogno ed anche nel 2022 non ci sottrarremo al compito!

Auguri “da Sud”.

Angelo Moretti

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Leggi il mio articolo ⤵️
http://www.vita.it/it/article/2022/01/03/auguri-da-vita-a-sud-auguri-da-sud/161483/